Cosa sono i corali
I corali sono voluminosi libri in pesante pergamena, realizzati nel corso del Medioevo e del Rinascimento, e contenenti le parole e la musica delle parti cantate in latino della Messa e dell’Opus Dei (Officio divino), cioè di quel complesso di testi liturgici che le comunità religiose, e soprattutto quelle dei monaci benedettini, hanno il dovere di leggere e cantare in coro in coincidenza con le diverse ore della giornata liturgica (notturno/mattutino, prima, terza, sesta, nona, vespro e compieta). Siccome questi testi mutano non solo ogni giorno, ma anche nel corso dell’anno, a seconda dei vari periodi liturgici, si rendevano necessari più volumi, che erano conservati in chiesa, in un mobile detto badalone, e venivano cambiati via via issandoli su un leggio posto al di sopra. I corali per la Messa si chiamano Graduali, quelli invece per il quotidiano Officio divino Antifonari, quando contengono le invocazioni dette antifone, e Salteri quando contengono i salmi.
Come erano realizzati i corali
I corali di Monte Oliveto vennero scritti pazientemente a mano con grandi lettere in scrittura gotica dai monaci, che eseguirono anche la notazione quadrata su tetragrammi necessaria per il canto gregoriano. Le iniziali dei diversi testi furono decorate di penna dai monaci stessi con inchiostri colorati, mentre le più importanti furono lussuosamente dipinte di pennello a oro e colori da miniatori laici con semplici ornati oppure con figure e scene raffiguranti la festa del giorno. La legatura è in assi di legno coperte di cuoio con borchia centrale, fornimenti, cantonali e borchie angolari in metallo finemente sbalzato e punzonato.
Prima di tutto i miniatori incollavano nelle zone stabilite una sottilissima foglia d’oro che veniva poi lucidata soffregandola con un dente di lupo o di coniglio. Macinando finemente pietre semipreziose, e in particolare il costosissimo lapislazzulo azzurro, e sciogliendo le polveri ottenute in chiara d’ uovo e altre sostanze collanti, i miniatori ottenevano dei brillanti colori che stendevano in più strati successivi con un finissimo pennello secondo la tecnica pittorica che viene detta a tempera.