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Sulla contro facciata, ai lati del portale principale di ingresso, sono murate due iscrizioni di VIII secolo, qui collocate dopo la demolizione, nel 1784, della antica Basilica di Santa Mustiola da cui provengono. Stante il silenzio delle fonti letterarie e in assenza di sostanziali evidenze archeologiche della chiesa dedicata alla martire locale, le c.d. ‘Tavole Longobarde’ rappresentano la documentazione più cospicua in nostro possesso riguardo la fase alto medievale dello scomparso tempio e, ad un livello più generale, circa l’organizzazione politica e istituzionale della città nell’ultima fase del dominio longobardo. Da tali epigrafi di carattere votivo e commemorativo, di cui si ignora l’esatta ed originaria collocazione all’interno della basilica martiriale, risulta che nel 729 d.C., durante il diciassettesimo anno del regno di Liutprando (712-744 d.C.), il duca di Chiusi, Gregorio, nipote del noto sovrano, assieme ad Austreconda, sua presunta madre o moglie, si fece promotore di un intervento di ristrutturazione del prestigioso edificio che portò al rifacimento del tetto e alla realizzazione di un nuovo ciborio in pietra, in sostituzione di quello precedente in legno.