sala degli argenti

 

La sala accoglie paramenti sacri e suppellettili liturgiche, provenienti per lo più dalla Concattedrale di San Secondiano M. e databili tra il XV e il XIX secolo.

Di un certo pregio sono due cofanetti portareliquie in legno e avorio del XV secolo, di cui una decorata con le Storie bibliche di Susanna, appartenenti ad una manifattura dell’Italia settentrionale, spesso identificata con la feconda bottega degli Embriachi, attiva soprattutto a Venezia e in Lombardia a partire dalla fine del Trecento fino al secolo successivo e oltre. I due arredi, di cui non si conosce la provenienza, pervennero alla Cattedrale tra il 1607 e il 1620.

Il nucleo più consistente del materiale esposto in questa sala riguarda oggetti e vasi sacri in argento databili tra il XVI e il XIX secolo, tra i quali si nota, per il suo valore artistico, il reliquiario della Santa Croce, stauroteca in lamina d’argento, riferita alla prima metà del Settecento, forse uscita dalla bottega degli argentieri senesi Bonechi, come sembra indicare il punzone sul fusto. Un piatto per elemosine quattrocentesco di produzione tedesca, proveniente dalla parrocchia di San Pietro a Macciano, presenta al centro una decorazione a sbalzo con la Tentazione di Adamo ed Eva.

Tra le suppellettili si conservano un grande Crocifisso d’avorio su piedistallo di marmo, donato alla Cattedrale dalla Contessa Teresa Paolozzi nell’Ottocento e una sobria quanto elegante muta di candelieri in ottone, forse del XVII secolo, da identificare probabilmente con quella proveniente da Monte Oliveto Maggiore che, come i corali miniati, fu donata dal Vescovo Pannilini al Capitolo della Cattedrale. Interessante è anche il busto reliquiario di Sant’Ireneo, in legno intagliato policromo di primo Seicento. Tra i paramenti esposti a campione del ricco patrimonio tessile del Duomo, si distingue una bella pianeta broccata a fondo rosso del ‘600, arricchita da colonna e stolone, con l’Assunzione della Vergine intercalata da cherubino e stemma bernardiniano, di produzione fiorentina del primo Cinquecento, raro e importante esemplare di lampasso figurato nel territorio senese.